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A pochi giorni dalla conclusione di Pordenonelegge 2020 arriva una novità che prolunga piacevolmente “l’effetto Festa del Libro” e permetterà di condividere testimonianze e riflessioni di otto autrici e autori intorno al tema dell’anno: la pandemia Covid-19 e il suo effetto sulle nostre vite, durante il lockdown ma anche per il futuro. Fino a domani 25 settembre, in fascia notturna approda su Rai Radio3 “Dal deserto rosso”, il format che Fondazione Pordenonelegge ha coprodotto con il terzo canale radiofonico della Rai, da un’idea e a cura di Maria Borio, per la registrazione e montaggio a cura di Alexandra Genzini. Il programma include le testimonianze di 8 autrici e autori che raccontano e rappresentano il 2020, un anno che ha cambiato faccia al mondo. Si avvicenderanno le interviste e la presentazione in anteprima dei testi inediti di Franco Buffoni, Alberto Bertoni, Maria Grazia Calandrone, Stefano Dal Bianco, Tommaso Giartosio, Laura Pugno, Gian Mario Villalta, e inoltre di Jorie Graham, Usa e Tom Schulz, Germania. Saranno contenuti di riflessione, dei quali si sente estremo bisogno per documentare cosa è avvenuto e sta avvenendo nell’antropologia degli individui e della collettività, per offrire un documento storico unico della situazione attuale e del modo in cui la letteratura può fissare l’immaginario della nostra contemporaneità. Una proposta radiofonica di valore etico, civile e formativo che consolida la sinergia fra Pordenonelegge e Rai Radio3 portata avanti con successo anche i giorni scorsi, in occasione della 21ma edizione del festival. Tutte le puntate saranno poi disponibili in podcast sul sito www.raiplayradio.it.
Dal deserto rosso
«Tu dici “cosa devo guardare”, io dico “come devo vivere”. È la stessa cosa». Abbiamo già immaginato un mondo dove tutte le abitudini e i comportamenti si rivelano un’immensa bolla, alla cui trappola scintillante, che dà motivazione e senso alla nostra vita, siamo assuefatti. All’improvviso la bolla esplode e resta una solitudine disperata, irrimediabile. Le persone non erano certo preparate a trovarsi come in una scena di “Deserto rosso” che Michelangelo Antonioni girava nel 1964. Monica Vitti e Richard Harris sono chiusi in una stanza di fronte al porto, fuori c’è il mare, si sentono le sirene delle barche. Il mare si muove, cambia in continuazione, ma in fondo è sempre identico a se stesso: è sempre il mare, e diventa l’allegoria di una società attiva in cui tutto è celebrazione del fare e del profitto, che in realtà costringe le persone in una «ripetizione dell’esistere» come, nel 1965, diceva Vittorio Sereni negli “Strumenti umani”. Questa è l’Italia che, dal boom economico alla Milano da bere al 2020, ha sempre detto «non si può essere soli», «non ci si può fermare». Un paese in cui tanti, magari, hanno pronunciato dentro di sé la domanda: «cosa devo guardare?», che significa in realtà «come devo vivere?» – una domanda che la società ci ha mai davvero lasciati liberi di fare? Ci siamo appena lasciati alle spalle la primavera che ha cambiato faccia al millennio, viviamo in un aggiornamento costante di notizie dai social network, dalla televisione, dalla radio: dati statistici e contenuti di cronaca tracciano una mappa algoritmica perfetta della zona rossa, in tempo reale su tutto il pianeta. Sembra che la retorica dell’informazione debba avvertire e rassicurare tutti. Ma può rispondere alla domanda che forse le persone si pongono più spesso oggi nella reclusione delle loro case: «Cosa devo guardare? Come devo vivere?».
Le testimonianze
“Dal deserto rosso” ha chiesto a 8 scrittrici e scrittori, poetesse e poeti, di portare una testimonianza che potesse raccontare e rappresentare l’immaginario di questo periodo. Per aggiungere ai contenuti della comunicazione quei contenuti di riflessione, dei quali c’è bisogno più che mai. Le autrici e gli autori hanno prodotto un testo, in prosa o in poesia, di misura medio/breve (prosa: circa mezza cartella / poesia: massimo 30 versi), legato a una o più di queste parole chiave: abitudine, solitudine, politica, lavoro, passato/futuro. Ogni puntata prevede la lettura del testo con eventuale traduzione, un’intervista con l’autrice o l’autore, che affronti anche la situazione specifica di quarantena vissuta durante il lockdown. Testo, commento e intervista vogliono parlare alla psicologia delle persone, ai loro stati d’animo, e cercheranno di documentare che cosa è avvenuto e sta avvenendo nell’antropologia degli individui e della collettività, di scavare nella sabbia del deserto, accorti, consapevoli dei rischi, di portare alla luce il veleno e un filo d’oro. La rilevanza del progetto è duplice: il risultato sarà un documento storico unico della situazione attuale e del modo in cui la letteratura riesca a fissare l’immaginario della nostra contemporaneità; il valore etico e civile dei contenuti di riflessione sarà uno strumento d’eccezione informativo, ma soprattutto formativo per gli ascoltatori.
Vaccino contro la paura
Pordenonelegge 2020, ovvero un “vaccino contro la paura”: la Festa del Libro con gli Autori continua a registrare, in questa edizione decisamente coraggiosa e “speciale”, l’affetto e l’entusiasmo del pubblico. Quello in presenza, e insieme i tantissimi videospettatori – centinaia di migliaia, secondo i primi conteggi – che, da mercoledì 16 fino a domenica 20 settembre, hanno seguito gli incontri di questa edizione. Lo annuncia, in un primo bilancio, il presidente di Fondazione Pordenonelegge Michelangelo Agrusti: «La scelta di non limitarci a proporre un festival da remoto, con soli collegamenti digitali, è stata premiata dal pubblico e dalla città. Nel fine settimana abbiamo assistito ad una “movida responsabile”, un flusso di cittadini e turisti controllato e consapevole. Siamo riusciti a rinnovare quell’“effetto comunità” che è uno degli aspetti caratterizzanti del festival: e lo abbiamo ritrovato nel cuore di Pordenone, ottemperando scrupolosamente alle norme di sicurezza imposte da quest’anno pandemico. I tempi non sono semplici e sappiamo bene che le regole vanno rispettate». All’incontro stampa, come da tradizione programmato nella giornata conclusiva di Pordenonelegge, hanno preso parte con il presidente Agrusti il direttore di Fondazione Pordenonelegge Michela Zin e i tre curatori del festival: Gian Mario Villalta (direttore artistico), Alberto Garlini e Valentina Gasparet.
Tv, scommessa vinta
E in un anno di scelte complesse e coraggiose, la prima scommessa vinta è stata senz’altro quella della PNlegge web TV, il canale di comunicazione che ha garantito la fruizione del festival anche da remoto a tutti, con una media di 6 eventi proposti ogni giorno in diretta streaming, e con oltre 40 incontri che saranno proposti le prossime settimane in differita, insieme a interviste, approfondimenti e altri contenuti “extra”. Il primo bilancio di Pordenonelegge 2020 poggia proprio sul grande impegno profuso nella PNlegge TV, in sinergia con Videe riprese televisive, e su numeri importanti: «abbiamo subito avuto la sensazione che le cose stessero andando molto bene e lo hanno confermato i primi numeri – hanno spiegato i curatori –. Dati ancora parziali ma che attestano, per i primi tre giorni, ben 481mila contatti per la pagina Facebook di Pordenonelegge, ovvero le cifre dei primi 3 giorni dell’edizione 2019 moltiplicati per 7. E ancora: le visualizzazioni degli eventi della PNlegge web TV sono state ben 251mila nei primi tre giorni (contando la messa online del palinsesto TV su Youtube, Facebook e sul sito del festival), mentre la sola diretta dell’inaugurazione di Pordenonelegge, mercoledì sera, con la lezione dello psicoanalista Massimo Recalcati dedicata alla Fratellanza, ha registrato ben oltre 50mila visualizzazioni complessive fra lo streaming proposto da Rai cultura e i canali video di Pordenonelegge. La PNlegge TV, quindi, come un grande progresso di questa edizione e un prezioso valore aggiunto anche per quelle future».
Ben 250 protagonisti
Altri dati contrassegnano i cinque giorni di pordenonelegge 2020: i 141 incontri e gli oltre 250 protagonisti al festival con 30 anteprime editoriali, i 70 eventi ripresi per il palinsesto della PNlegge TV, le tante location – una ventina circa – di un festival “diffuso” fra il centro storico cittadino e i 7 Comuni coinvolti nella provincia di Pordenone (Azzano Decimo, Casarsa, Cordenons, Maniago, Sacile, San Vito al Tagliamento, Spilimbergo). «A pochi giorni dal via, l’aumento della capienza da 200 a 360 posti al Teatro Verdi ci ha permesso di riaprire le prenotazioni – ha ricordato il presidente Agrusti – e l’immediato feedback di un migliaio di richieste ci ha subito dato il segno del grande entusiasmo del pubblico per una partecipazione in presenza».
Molti i ringraziamenti rivolti dal presidente di Fondazione Pordenonelegge: «a chi ha operato nella macchina organizzativa, innanzitutto; alle donne e agli uomini delle forze dell’ordine, che si sono impegnati quotidianamente perché tutto andasse per il meglio, con professionalità ma anche con affettuosa adesione alla manifestazione. Agli “Angeli”, i giovani volontari del festival – quest’anno 180 – gentili e tenaci, operativi anche per il servizio d’ordine e la garanzia del rispetto delle misure di sicurezza. Ai media per aver raccontato la Festa del Libro a livello locale e nazionale, al media partner RAI che ha seguito capillarmente pordenonelegge 2020 con programmi, dirette e servizi dedicati, attraverso il lavoro di inviati e corrispondenti».
Anche nelle fabbriche
Insieme a “coraggio”, “cura” è stata parola chiave della Festa del Libro: «Un’attenzione all’altro, alle persone le persone, all’ordine, alla cortesia reciproca – ha spiegato il direttore artistico Gian Mario Villalta –. E un concetto chiave di questa edizione è senz’altro quello al “valore reputazionale” del festival: in un’edizione che necessariamente ha dovuto limitare i flussi di visitatori, riducendo l’indotto economico immediato sul territorio, lo streaming TV della città e del suo festival ha invece capitalizzato un prezioso valore socio-economico, che esplicherà le sue potenzialità sulla media e lunga distanza».
Intanto, lo sguardo è già rivolto al futuro e ai progetti per le prossime edizioni: «In questo 2020 siamo partiti “arruolando” i Comuni della nostra provincia – ha concluso il presidente Agrusti –. Nella prossima vorremmo che il “festival diffuso” potesse arrivare anche alle fabbriche della città e dell’hinterland, con i suoi eventi, per allontanare, una volta per tutte, la visione elitaria della cultura e della sua fruizione».
In copertina e all’interno immagini emblematiche di Pordenonelegge 2020 con i suoi protagonisti assieme al presidente Michelangelo Agrusti, le misure anti-Covid e il pubblico.